Vitamina D

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La vitamina D è alla base di importanti funzioni biologiche vitali per il nostro organismo.

In primo luogo, è fondamentale per l’apparato scheletrico, poiché mantiene le ossa forti e sane; da un lato
è necessaria alla loro formazione, dall’altro previene le fratture e l’osteoporosi. La vitamina D, infatti,
stimola l’assorbimento di calcio e fosforo, oltre a favorirne il deposito. Ecco perché risulta essenziale sia per
i bambini, in fase di crescita, sia durante tutto il corso della vita per gli adulti. Bassi livelli di vitamina D nel
sangue provocano ipomineralizzazione e decalcificazione ossea, con conseguente rachitismo (nei bambini)
e osteomalacia (negli adulti). Una carenza di vitamina D si evidenzia soprattutto nelle persone che non si
espongono al sole a sufficienza. Possono soffrire di carenza di vitamina D i bambini che non giocano
abbastanza all’aperto; gli adulti che passano molte ore al chiuso; gli anziani, soprattutto le donne in
menopausa, che sintetizzano meno vitamina D, e in particolar modo, quelli che perdono l’abitudine di
uscire di casa; le donne durante la gravidanza e l'allattamento, in cui le richieste di vitamina D aumentano
per far fronte alla maturazione dello scheletro del feto e del neonato.
Sintomi di carenza da vitamina D sono: debolezza e dolore muscolare, ossa fragili, osteoporosi, unghie che
si spezzano, psoriasi, ingrossamento delle articolazioni, dolori osteo-articolari, osteoporosi, ipertensione,
ma anche irritabilità e malumore, tristezza fino a stati depressivi (per l’abbassarsi dei livelli di serotonina).
In caso di carenza è bene prendere integratori specifici, sempre sotto controllo medico, anche se è
importante evitare i sovradosaggi, che possono provocare intossicazioni.
Ecco perché è importante tenere sempre sotto controllo i valori di vitamina D nel sangue.

Referenze
S. Adami, E. Romagnoli, V. Carnevale, A. Scillitani, A. Giusti, M. Rossini, D. Gatti, R. Nuti, S. Minisola "Linee
guida su prevenzione e trattamento dell'ipovitaminosi D con colecalciferolo" Reumatismo, 2011; 63 (3):
129-14