La malattia di Crohn (MC) e la colite ulcerosa (CU) appartengono ad un gruppo di patologie definite malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI). Le cause che portano all’insorgenza delle MICI sono sconosciute. È noto tuttavia che sono delle patologie immunomediate che presentano alla base alterazione di fattori genetici, immunologici, ambientali e infettivi.
Si stima che oltre 5 milioni di persone nel mondo siano affette da Mici. In Italia, pur mancando dati epidemiologici nazionali, vengono stimate oltre 200mila persone affette da colite ulcerosa o malattia di Crohn.
Ad un certo punto della vita – in genere in età giovanile perché sono più colpiti i giovani tra i 15 e 30 anni – a causa di un’alterazione che avviene a livello della flora batterica intestinale inizia una risposta immunologica abnorme che causa le ulcere nell’intestino – in modo diverso tra le due malattie, ma sempre di ulcere si tratta – e questo genera i sintomi. Se ne parla poco perché non sono sintomi di cui è facile parlare in pubblico: mal di pancia, diarrea, stanchezza, astenia, fatica cronica e sanguinamento.
I sintomi di queste patologie sono simili, sebbene i tratti dell’apparato gastrointestinale coinvolti siano differenti (la colite ulcerosa che colpisce solo il colon è tipicamente caratterizzata dal sangue nelle feci, mentre la malattia di Crohn che può colpire tutto il tubo digerente si presenta prevalentemente con il dolore di pancia e la diarrea).
Il decorso di entrambe è tipicamente cronico ricorrente, ossia caratterizzato dall’alternarsi di fasi di benessere e periodi di riacutizzazione.
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) hanno un notevole impatto sulla quotidianità del soggetto affetto: scuola e università, attività lavorativa, vita sociale e familiare possono essere colpite a causa di assenteismo, depressione, mancato guadagno, assenza dal lavoro per malattia, difficoltà nelle relazioni personali, discriminazione
Gli esami strumentali che aiutano una corretta diagnosi delle malattie infiammatorie croniche sono:
- la colonscopia con eventuale ileoscopia retrograda ed esame istologico
- l’ecografia addominale e dell’intestino, la tac o la risonanza magnetica addominali
- gli esami ematici (emocromo ed indici di infiammazione) e delle feci (calprotectina fecale)
Le MICI sono malattie che necessitano di terapia di tipo medico e di stretta sorveglianza clinica
La terapia medica ha lo scopo di indurre la remissione clinica della malattia e di mantenere i pazienti liberi da riacutizzazioni della patologia.
«Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono in aumento ovunque nel mondo, soprattutto nei Paesi considerati in via di sviluppo – spiega Alessandro Armuzzi, Segretario Generale Ig-Ibd, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs – Università Cattolica, Roma – Le MICI vengono attualmente considerate come malattie globali ed in questi ultimi anni si sono maggiormente diffuse, proprio per via dell’industrializzazione e della globalizzazione. A contribuire fortemente è la componente ambientale, che agisce in maniera ancora ignota, e che, insieme alla predisposizione genetica, determina ad un certo punto della vita di un individuo una risposta immunologica abnorme nell’intestino. Ma se influisca maggiormente il cibo, l’inquinamento o qualche altro fattore, ancora non si sa».
«In Italia – spiega Armuzzi – nel 20% della popolazione le malattie infiammatorie croniche intestinali esordiscono in età pediatrica, provocando un decorso più aggressivo. La gestione di questi casi richiede un’attenzione notevole: i bambini affetti potrebbero rischiare di incorrere in un ritardo di crescita, ma anche in ricoveri ospedalieri ed interventi chirurgici».
Come sottolineato al IX congresso nazionale IG-IBD (gruppo italiano delle MICI) di fondamentale importanza per una diagnosi precoce e quindi una terapia adeguata è il rapporto tra il Medico di Medicina Generale e lo Specialista del Centro di Riferimento.